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Storia del sigaro

Sigari / Accessori per sigari



La storia del sigaro si confonde con quella del tabacco. Sembra che la prima raffigurazione di un uomo che fuma, appaia in un rilievo del tempio Maya di Palenque, in Messico. Dovrebbe risalire all’epoca più gloriosa della civiltà Maya, fra il Trecento e il Novecento dopo Cristo. L’uomo, si pensa un sacerdote, aspira fumo da un lungo tubo. Forse una pipa, forse un rotolo di foglie di tabacco, un sigaro.
È nella forma di sigaro che i conquistatori del nuovo mondo scoprono il tabacco. In molte zone dell’America del Nord e dell’America centrale è in uso da tempo. Un sigaro rudimentale, foglie accartocciate, passato di mano in mano.

In Europa, agli inizi, il tabacco diviene celebre grazie alle sue vere o presunte virtù medicinali. Viene consumato in polvere, da fiuto. Più tardi si diffonde il sigaro, prima in Spagna e in Portogallo.
In principio fumavano soltanto ricchi e aristocratici. Posizione sociale e potere si misurano con la lunghezza del sigaro. L’interesse cresce rapidamente soprattutto in Spagna, la domanda aumenta. Le coltivazioni nelle colonie danno risultati sempre migliori, specialmente a Cuba.



I sigari giungono in Italia nel ‘600, grazie agli spagnoli che frequentavano Milano e Napoli. Le prime manifatture risalgono al secolo successivo. Nel 1717 la Spagna impone il monopolio sul tabacco cubano e fa di Siviglia la capitale del sigaro.
Altro veicolo di diffusione sono i marinai americani. Barili di sigari sono a disposizione dei clienti nelle osterie dei porti. Il sigaro è usato come moneta, mezzo di scambio.

Nella prima metà del ‘600, in Connecticut si comincia a coltivare tabacco. Terreno e clima sono idonee alla coltivazione. Le foglie sembrano buone, corpose, ma i sigari sono ordinari, di poco pregio. Nella seconda metà del ‘700, gli Stati Uniti conoscono i sigari cubani grazie a una spedizione inglese a Cuba. Ma i semi piantati non danno i risultati sperati. Ormai è chiaro, il tabacco migliore è quello cubano, coltivato sull’isola. Nel 1810 gli Stati Uniti importano da Cuba cinque milioni di sigari.

L’Ottocento è il secolo del sigaro. Manifatture sorgono anche in Francia, in Germania. Le importazioni crescono. Oltre a Cuba, esportano molto il Brasile e le Filippine.



Il tabacco, in tutte le sue forme, è stato spesso guardato con sospetto, odiato, temuto, condannato. Da ricordare l’editto di Giacomo I d’Inghilterra che, salito al trono nel 1603, condannò come disgustosa l’abitudine di fumare. Lo Zar Michele Romanoff ordinò che chi fosse stato sorpreso a fumare doveva essere frustato e, se recidivo, taglio del naso e della testa. Il sultano Amurat IV non fu da meno: morte a chi fumava.

Il tabacco usato per i sigari viene coltivato in quantità significative in nazioni come il Brasile, il Camerun, Cuba, la Repubblica Domenicana, Honduras, Indonesia, Messico, Nicaragua e negli Stati Uniti. In Europa sono considerate di buon livello le manifatture dei Paesi Bassi e della Germania, ma anche l’Italia, con i suoi vari tipi di sigari toscani.